Riflessioni sul Carducci ‘ferroviario’
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.3035-1936/20314Parole chiave:
Carducci, treno, stazione, progresso, autoriflessioneAbstract
Giosue Carducci non manifesta, nella sua immensa produzione in poesia ed in prosa, un particolare interesse per le conquiste della tecnica moderna. Unica eccezione il treno, la più appariscente e inquietante delle conquiste accennate e come tale quella che più popola di sé la letteratura europea del diciannovesimo secolo. I treni carducciani, occorre subito precisare, non rimandano a un’unica tipologia. Nel giovanile inno A Satana prevale un trattamento della locomotiva di tipo ideologico, che ne fa, come in non pochi scrittori ottocenteschi, il simbolo della modernità e del progresso. Altra cosa quel che si incontra in alcune liriche meno datate, dove la nota dominante non è di tipo ideologico ma esistenziale, legata com’è non all’utilità o meno del nuovo mezzo di trasporto, o ad altri problemi di natura pratica e socio-economica, ma all’autobiografia dell’artista, alla sua inquieta e problematica esistenza. Memorabile, su questo fronte, un testo come Alla stazione in una mattina d’autunno, dove il treno che allontana Lidia da Carducci sembra spezzare irreparabilmente tanto il vissuto del poeta quanto quello della donna che gli è cara.
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