La Romagna di Giacinto Ricci Signorini, un carducciano a fine Ottocento
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https://doi.org/10.60923/issn.3035-1936/23633Parole chiave:
Giacinto Ricci Signorini, Giosue Carducci, Giovanni Pascoli, Romagna, poesia, prosaAbstract
Il saggio propone una rilettura attenta della figura e dell’opera di Giacinto Ricci Signorini (1861–1893), poeta e prosatore romagnolo la cui produzione, spesso trascurata dalla critica, è permeata da malinconia ego-distonica, ironia dissacrante e inquietudine esistenziale. Al centro della sua scrittura si colloca una profonda e costante interazione tra paesaggio e stato d’animo, in cui la Romagna diventa la cartina tornasole delle sue sofferenze interiori. Formatosi nella scuola di Giosue Carducci, Ricci Signorini se ne distacca progressivamente per arrivare a elaborare una voce autonoma e originale nel panorama letterario tardo-ottocentesco. Le sue opere principali, Thanatos ed Elegie di Romagna, nonché il diario personale, lo conducono infatti verso una poesia dolorante, per usare la felice definizione di Benedetto Croce, affine per sensibilità a quella pascoliana.
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